IMMERSIONE DOPO LA PAUSA INVERNALE MARCO BARDI

 

IMMERSIONE DOPO LA PAUSA INVERNALE 

MARCO BARDI

 

MARCO BARDI RIPRESA DOPO L'INVERNO

 

 

Negli ultimi anni, causa impegni di famiglia e lavoro, durante l’inverno mi sono ritrovato a dover staccare dal mare per un periodo prolungato. Nonostante non smetta mai di allenarmi a secco (corsa, bici, ecc) durante tutta la stagione fredda, per circa 3 mesi non riesco a metter piede in acqua. Quando però in primavera vi ritorno, la performance è notevolmente scarsa. Apnee ridotte anche di 1 minuto in meno, difficoltà di rilassamento, ecc. Era frustrante constatare che anche se atleticamente in forma non riuscivo a trattenere il fiato almeno quanto l’anno precedente. Rifacendomi alla mia passata esperienza di agonista (in altro sport), sapevo che dopo una pesante preparazione invernale le performance dell’organismo necessitano un periodo di “scarico” prima di emergere in quanto i muscoli sono ancora “imballati” e carichi di acido lattico, se poi ci aggiungiamo l’adattamento all’ambiente marino che si mantiene solo in acqua (senza se e senza ma), sembrava facile spiegarsi il motivo.

 

Bazzicando nel web mi sono reso conto che questa non rappresentava una mia esclusiva difficoltà ma risultava essere difatti condivisa da molti. Mi sono pertanto deciso a chiedere un autorevole consiglio:

 

Consigli di Marco Bardi per la ripresa dopo una pausa invernale.

Dopo la pausa invernale, spesso ci si domanda quale è il sistema migliore per riprendere l’attività in modo corretto ed efficace.

IL MIO CONSIGLIO è quello di seguire questi semplici passaggi:

  1. Farsi trovare pronti a livello cardio respiratorio attraverso le numerose forme di lavori atletici anche terrestri. Questo non significa diventare atleti, ma pronti in relazione ai propri obiettivi che per ognuno saranno differenti.
  2. Abbinare il proprio programma di costruzione o di ripresa in base ai nostri parametri. Non esistono schemi o tabelle standard perché ognuno ha un punto di partenza e una disponibilità di tempo differenti. Una struttura fisica e un livello mentale del tutto soggettivi. Quindi non si può generalizzare – ognuno dovrebbe costruirsi un proprio programma – meglio se con l’aiuto di un esperto.  
  3. Quando pronti – conviene sincronizzare le caratteristiche atletiche alle necessità fisiologiche e mentali che si manifestano in apnea. Ovvero, è impensabile per chiunque tornare subito alle prestazioni del momento in cui ha terminato, perché la prestazione è l’insieme appunto di caratteristiche atletiche – fisiologiche - mentali. Anche in questo caso non ci sono standard da seguire perché sono parametri soggettivi, di età, esperienza, capacità di adattamento. L’importante è non farsi prendere dalla fretta di andare subito in profondità qualunque essa sia. Si rischia prima di tutto un EDEMA POLMONARE – poi si rischia di non avere buone sensazioni e crollare psicologicamente. Ci sono poi anche altre numerose complicazioni che sarebbe lungo elencare. Pertanto il consiglio è quello di essere bravi nel gestire un graduale adattamento, senza mai farsi prendere dalla fretta. Ci sarà tutta la stagione davanti e se si lavora bene i risultati saranno migliori. È proprio il caso di dire che la gradualità migliora più di ogni altra cosa la prestazione.  
  4. Rispettare più che mai i tempi di recupero perché l’organismo è ancora “impallato” e durante l’immersione subentrano quei fattori fisiologici come lo spostamento del sangue e la forte pressione, mentre i nostri tessuti non ci sono ancora abituati e per smaltire le scorie e riportare i giusti valori di ossigeno servirà molto più tempo di quanto non sarà necessario dopo diverse giornate di immersioni.
  5. L’inizio di stagione vede l’acqua molto più fredda di quando abbiamo terminato, quindi servirà una buona copertura di neoprene e di conseguenza maggiore zavorra. È chiaro che l’assetto sarà molto diverso da quello che conoscevamo. Mentre riprenderemo la gradualità, l’acqua tenderà anche a scaldarsi e dopo qualche uscita staremo meglio sia come temperatura che come adattamento fisiologico – per cui va tutto migliorando di pari passo. Qualcuno commette l’errore di forzare le scelte con mute che evitano pesanti zavorre e si lanciano subito in immersioni ai limiti, per cui è un muro contro muro e spesso qualcosa si frantuma.   
  6. I reali miglioramenti dei tempi di immersione dipendono dalla riduzione dello stress psicofisico dovuto ad un migliore ambientamento. Infatti, sia il diving reflex (riflesso di immersione) l’acquaticità (adattamento all’immersione) il recupero di ossigeno – una buona respirazione – una buona condizione di serenità - si possono ottenere solo con il tempo. Sembra tutto banale, ma è statisticamente l’errore più frequente credere che basti qualche solo e semplicemente qualche soluzione magica.

È necessario sottolineare, come la valutazione soggettiva in base a più parametri, porterà ad ottimizzare i risultati a parità di tempo impiegato.

Se posso mi permetto di consigliare la lettura del mio ultimo libro “LA FORZA DEL CONTROLLO” dove ci sono ben 30 capitoli dedicati ad argomenti che spesso vengono sottovalutati oppure sono a molti sconosciuti, quando invece sono indispensabili per ottenere dei miglioramenti a qualsiasi persona di qualunque livello.

 

 

 

 

 

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