PESCA IN APNEA NEL LAZIO - NORD

FABRIZIO D'AGNANO E I FONDALI DI LADISPOLI (ROMA)

 

 

 

 

Fabrizio D'Agnano,

46 anni, proprietario della TotemSub e regista di diversi DVD sulla pesca in apnea, oltre che protagonista di diverse rubriche sul canale tematico "caccia e pesca"  di SKY, ci porta con se alla scoperta dei fondali di Ladispoli.


 

 

Ho avuto nella mia carriera di pescatore in apnea la possibilità di girare molti posti splendidi. Inizialmente solo per seguire la grande passione che ho sempre avuto fin da bambino, e negli ultimi anni per motivi diventati ormai anche professionali, legati ovviamente alla produzione di documentari di pesca in apnea. Corsica, Sardegna, Sicilia, Calabria, Grecia………insomma, tanti posti da sogno. Eppure, tra i miei posti preferiti, c’è sempre il litorale a nord di Roma, dove nel periodo buono torno sempre molto volentieri.

E’ un amore tardivo, quello sviluppato per il grotto laziale, dato che per i primi dieci anni almeno della mia attività di pescatore, ho frequentato quasi esclusivamente i bellissimi fondali delle isole di Ventotene e Linosa, e del nord della Sardegna. Ma come bellezza e presenza di pesce, visibilità a parte, ed a patto di conoscere bene le zone, il litorale romano non ha nulla da invidiare a posti più blasonati. Credo che in gran parte il segreto della ricchezza di questi posti sia l’acqua perennemente torbida, abbinata ad una grandissima estensione di basso fondale anche a grande distanza dalla costa.

La combinazione di questi elementi fa si che i posti non possano essere troppo sfruttati, e che solo molto raramente consentano l’uso di tecniche nefaste come la trainetta, che ha contribuito a spopolare il sottocosta di molte zone caratterizzate da acque più limpide.

Ma veniamo un po’ più al sodo. Inizierei a descrivere per sommi capi il tratto antistante alla cittadina di Ladispoli, che insieme alla zona di Santa Marinella, può essere considerata un po’ “la mamma” di quasi tutti i pescatori in apnea romani Personalmente, frequento la zona solo nel periodo che va da metà aprile a tutto novembre al massimo, e non batto la zona a terra.

Immagino, data la conformazione, che nel periodo invernale si possa catturare qualche bella spigola in alcune zone, ma non mi ci sono mai cimentato, visto che normalmente in inverno l’acqua a terra è limpida solo con mare calmo e tramontana, che di solito non portano movimento di pesce. Sicuramente anche delle zone di lastre isolate a sud di Ladispoli possono consentire qualche bella pescata di saraghi e corvine in tana, in passato ne ho fatta più di qualcuna, ma la pesca in tana non mi piace più, così in inverno, se posso, vado altrove.

La parte più importante è quella delle secche di Flavia. Si tratta di un vastissimo bassofondo, che dalla riva si estende al largo per circa x miglia, ed in orizzontale va dall’abitato di Cerenova, a nord, fino ad oltre il castello di Palo laziale, a sud. Descrivendo sommariamente la zona, si può dire che in generale, partendo dalla spiaggia, la prima fascia è costituita da sabbia e fango, con qualche zona di posidonia.  Ad una distanza di qualche centinaio di metri, si iniziano a presentare le prime formazioni di grotto molto basso, rado e sparso, ad una profondità compresa tra i 7 ed i 10 o 12 metri. 

Più avanti, a seconda dei posti, inizia qualche tratto con panettoni isolati molto alti di grotto molto fessurato, soprattutto nei versanti nord e sud della secca. In questa fascia (siamo ancora abbastanza a terra), l’acqua è quasi sempre molto torbida. Non è facile localizzare i panettoni, e nemmeno evitare di perderli durante le fasi in superficie, data la limitata estensione, ed è quindi raccomandabile l’uso accorto del pedagno e delle mire a terra. Solitamente si possono catturare dei bei saraghi, sia all’aspetto che scorrendo gli spacchi con fucile corto e fiocina. Nel periodo caldo può capitare di incontrare di tutto, anche pesci come lecce o grosse orate. Caratteristica del posto la presenza di grossi branchi di cefali, che a dire la verità negli ultimi anni sono quasi completamente scomparsi.

Di solito, una settimana o due l’anno, spesso in agosto, per una serie di circostanze l’acqua diventa limpidissima, tanto da vedere distintamente il fondo dalla superficie. In queste circostanze arrivano pescatori da tutto il Lazio, alla caccia dei saraghi che, non abituati a queste condizioni particolari, si lasciano catturare con facilità.

La sportività nulla di queste catture dovrebbe spingere il pescatore sportivo a mettere in carniere due o tre pesci di buona taglia e dedicarsi ad altre tecniche, non imitando i pochi predoni con pochi scrupoli e forse poca intelligenza che approfittano  a volte della circostanza per mettere insieme carnieri difficilmente condivisibili. Più al largo, inizia la secca vera e propria. In linea di massima, si può dire che la parte centrale, che assomma fino a cinque metri circa, è abbastanza piatta, e caratterizzata da grotto basso. 

Non è particolarmente interessante, tranne che in rari casi per qualche bel sarago da catturare all’aspetto. Il versante nord presenta una caduta abbastanza netta. Non pesco quasi mai sul ciglio, tranne che nei periodi di passo delle palamite. Rientrando leggermente in direzione sud, a partire da un centinaio di metri dal ciglio, inizia una delle zone più belle ed interessanti.

Il grotto, infatti, diventa movimentato e ricco di cigli, canali profondamente spaccati, e massi isolati. Pur essendo vasta, la zona presenta una certa alternanza di catini e zone piatte, così che non conoscendo a perfezione il posto non è facile sfruttare bene il tempo restando sempre su posti buoni. La profondità del “piattone” è intorno ai 7/8 metri, mentre il fondo dei catini è tra i 9 ed i 12 metri. In questa zona può capitare di incontrare dei branchi di corvine anche di grandi dimensioni. Ne ho prese diverse sopra i 2,5 kg.

Solitamente, spariscono nei loro rifugi inaccessibili al minimo segno di disturbo, e fortunatamente non consentono quasi mai più di una cattura. Probabilmente questo è il motivo per cui ancora se ne trovano nonostante la profondità limitata Ho catini sui quali torno regolarmente, e dai quali prendo diversi pescioni all’anno da tantissimo tempo. A maggio in queste zone può capitare di incontrare l’orata, solitamente pesci tra il chilo e mezzo e i tre chili.

Curiosamente, dal fondo in alcuni di questi catini dal fondo sabbioso si alzano colonne di bolle, che alcuni imputano alla presenza di “solfatare”, ma non so dire se sia davvero così. Uscendo verso il centro e il largo, il grotto, intorno ai nove metri di profondità, diventa più alto, anche se spariscono quasi completamente catini e cigli importanti. Qui si può scorrere a corrente, con l’ancora galleggiante o con un barcaiolo, e si possono incontrare dei bei saraghi da prendere esclusivamente all’aspetto. Attraversando la secca  in direzione sud, di solito la visibilità peggiora nettamente, dato che i flussi di acqua torbida incontrando la cigliata tendono ad allargarsi e fermarsi.

Anche qui ci sono zone bellissime, e nei giorni in cui si riesce a pescarci vedendo qualcosa, anche perché sono molto meno battute rispetto a quelle più a nord, si possono vedere spettacoli fantastici. Molto spesso si forma uno strato nettissimo di acqua bianca e fitta di sospensione proprio sotto il livello del ciglio. Quello delle stratificazioni è un fenomeno particolare, ed a volte non basta conoscere perfettamente il posto per indovinare quale sarà la visibilità ed in che fascia si troverà acqua più pulita.

Ad esempio, a volte si forma un “tappo” di acqua con visibilità zero per il primo metro, sotto la quale può esserci acqua limpida con visibilità superiore ai dieci metri, anche se solitamente più fredda. In altri, il grotto “fuma”, così che nel metro a partire dal fondo la visibilità è molto peggiore che sopra.  Diciamo che è importante cercare nell’ambito della zona i tratti che possono dare visibilità migliore ed acqua calda in prossimità del fondo. Spostandosi di poche centinaia di metri le condizioni possono cambiare drasticamente, così come mutare repentinamente nell’arco della giornata.

I periodi migliori sono solitamente in corrispondenza dell’instaurarsi del regime delle brezze termiche, dette anche “girasole”. Periodi prolungati di vento e corrente di maestrale e ponente portano acqua molto limpida ma fredda a fondo. Per me, che non sono un tanista, è meglio quando la visibilità è compresa tra i quattro e i sette metri.

Quando è limpida, e solitamente anche fredda, i pesci girano molto meno e non vengono all’aspetto, così che è più redditizio approfittare della circostanza e localizzare pesci in prossimità delle tane scorrendo in superficie, oppure ispezionare gli spacchi più promettenti. A me non piace mai esagerare approfittando delle giornate quando gira molto pesce bianco. In quelle condizioni, di solito, prendo un sarago o due e poi mi dedico alla ricerca di un bel pesce. Non ho quindi ricordi di pescate fatte di carnieri abbondanti, ma di molti bellissimi pesci. In particolare, nel mese di ottobre riesco spesso a portare a casa qualche bellissimo dentice, anche pescando tra i sei e gli otto metri. Qualche anno fa stavo pescando in coppia con un amico. Lui era sul fondo, ed io lo attendevo in superficie osservando il galleggiantino in sughero sulla sagola del pallone.

Ad un certo punto ho sentito un gran rumore, credevo che lui avesse colpito un bel pesce, ed ho quindi eseguito una capovolta per andargli incontro. Invece Gli stava passando sopra un branco enorme di lecce, che mi ha avvolto completamente. La visibilità era molto limitata, cosicché non sono riuscito a vedere tutto il branco, ma continuavano a sfilarmi accanto.

 

Alla fine ne presi una di circa dieci chili. In un’altra occasione, con un caro amico, abbiamo trovato degli spacchi letteralmente stipati di saraghi ed altro pesce bianco. Erano ovunque. Ne prendemmo un paio per uno e poi ci fermammo a lungo a guardarli. E due anni fa, per la prima volta, ho incontrato un branco folto di ombrine di sabbia, anche se di taglia medio piccola. Ricordo anche diverse orate enormi, a volte catturate, a volte sfuggite per un pelo…….insomma, un posto dove con un po’ di fortuna ed una buona conoscenza, oltre naturalmente ad una tecnica adeguata, si può prendere di tutto. L’unico pesce che qui non ho mai preso è la cernia di grandi dimensioni, ma spero di riuscire a colmare presto la lacuna……

 

 

Fabrizio D'Agnano

 

 

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